TUTTO SUI RADUNI SPIRITUALI E AYAHUASCA
INNERMASTERY e AYAHUASCA ITALIA: opinioni e legalità
E' realmente legale consumare Ayahuasca in Italia?
Oggi trattiamo del consumo di Ayahuasca in Italia, analizzando se è una sostanza legale e se i raduni o i ritiri organizzati da società come Innermastery sono legali e sicuri. Iniziamo col dire che molte personce credono che l’ayahuasca sia legale in Italia, ma le cose non stanno proprio così.
Formalmente il consumo di Ayahuasca è non sanzionato a causa di un vuoto normativo che non ha mai stabilito se si tratti di stupefacente oppure no.
Osservando nel dettaglio le sentenze a riguardo, si vede subito che la legalità dell'ayahuasca si basa su un’assenza normativa e non su una vera e propria legiferazione a riguardo. In altre parole, l'ayahuasca formalmente è legale per un vuoto normativo, ma ci sono diverse restrizioni sul suo consumo e diffusione. Infatti, anche se c'è un vuoto normativo specifico in Italia, non significa che in Europa non abbiano posto dei divieti.
Infatti, le sostanze stupefacenti sono oggetto di Regolamentazione Internazionale, per tutti i paesi aderenti all’ONU. Ciò che stabilisce l’Organismo di Controllo Internazionale dell’ONU in materia di stupefacenti (I.N.C.B.) deve essere recepito dai singoli stati che sono tenuti a legiferare conformemente. Sebbene nessuna pianta in sè e per sè sia inserita nella famigerata Tabella I delle convenzioni (quella cioè che rende pienamente illegali le sostanze che vi sono incluse) sono state tuttavia emesse delle ‘allerte’ nei confronti di quelle piante che in natura contengono sostanze psicoattive (come il peyote, il san pedro, alcuni funghi della specie psilocibe etc..). L’unica eccezione che autorizzi l’uso di queste piante viene fatta esplicitamente per alcune culture che le usano tradizionalmente e storicamente: queste etnìe sono strettamente identificate, etnologicamente e storicamente, e i confini geografici dei loro territori sono specificamente tracciati: questo significa che le convenzioni sono molto restrittive in termini di deroghe ai prinicipi di criminalizzazione dell’uso di sostanze stupefacenti.
AYAHUASCA NEL MONDO
L'ayahuasca proviene dal Sudamerica, dove le popolazioni indigene della foresta Amazzonica ne hanno scoperto, sviluppato e tramandato l’uso tradizionale a scopi spirituali e medici. In questa regione del mondo quindi è abbastanza naturale trovare delle legislazioni favorevoli a questa preparazione, per via della tradizione culturale molto forte che ne implica l’uso. Senza raggiungere l’apoteosi del Perù che nel 2008 ha riconosciuto l’uso tradizionale dell’ayahuasca da parte degli indigeni come un patrimonio culturale nazionale, altri stati come Ecuador, Colombia, Bolivia, e Brasile considerano l’ayahuasca come parte integrante delle culture indigene che abitano ampie zone dei loro territori. E’ necessario però ricevere un permesso ufficiale da questi Stati per poter somministrare ayahuasca, non esiste una ‘legalità universale’, non chiunque può improvvisarsi sciamano e somministrare ayahuasca in totale libertà. Anche in Brasile la legittimità dell’ayahuasca è ristretta agli usi religiosi di una specifica chiesa che la usa come sacramento: la chiesa del Santo Daime.
Il suo diritto all’uso dell’ayahuasca è stato sancito legalmente nel 1986 dopo diversi appelli al diritto di libertà religiosa promossi dal Santo Daime e dell’UDV (Uniao do Vegetal) e dopo anni di ricerche scientifiche (promosse dagli stessi gruppi) che ne hanno dimostrato la non pericolosità per la salute.
Nel resto del Sudamerica, Chile, Venezuela, Argentina etc. l’uso dell’ayahuasca subisce il destino della maggior parte del mondo, non essendo in specifico oggetto di proibizione ma sempre passibile di azioni repressive.
In America e Canada, l’ayahuasca (in quanto contenente DMT) è dichiaratemente illegale in quanto all’uso, l’importazione e la vendita, fatta eccezione specifica per le chiese sincretiche dell’UDV e del Santo Daime (in Oregon e Los Angeles): eccezione basata sul diritto alla libertà di religione.
RESTRIZIONI AL CONSUMO DI AYAHUASCA IN ITALIA
Per quanto riguarda il nostro continente, l’ayahuasca è depenalizzata in Spagna e in Olanda, mentre negli altri paesi – ad eccezione della Francia, dove l’ayahuasca è stata ufficialmente dichiarata illegale nel 1999 – vige la situazione già menzionata per il Sudamerica non amazzonico:
la sostanza non è esplicitamente vietata, quindi la sua liceità si basa su un vuoto normativo. Situazione simile a quella italiana.
In Italia tutto nasce da un episodio del 2004 avvenuto all’aeroporto di Perugia, dove venne sequestrato un carico di 27 litri di ayahuasca proveniente dal Brasile, destinato alle attività del Santo Daime in Italia. Una ventina di persone passarono circa 7 giorni in prigione prima di essere liberate e poste agli arresti domiciliari, condizione in cui restarono, a seconda della gravità delle accuse, dai 7 giorni ai 4 mesi.
Durante le fasi preliminari del processo, l’associazione del Santo Daime Italia riuscì, tramite i suoi legali, ad appellarsi in Cassazione, affinché si pronunciasse sulla legittimità delle accuse mosse loro: secondo la legge italiana infatti, non è possibile automaticamente dichiarare l’ayahuasca una sostanza illegittima, in quanto questa non è iscritta esplicitamente nella Tabella I.
Il Tribunale di Roma pose quindi delle condizioni: affinchè l’ayahuasca potesse essere considerata una sostanza illegale, doveva essere data risposta a due domande:
1) La preparazione di Ayahuasca è un semplice derivato delle piante naturali?2) L’Ayahuasca contiene più alcaloidi e produce più effetti psicoattivi rispetto al consumo simultaneo delle due piante che la compongono, nella loro forma naturale?
Se la seconda risposta fosse stata affermativa, allora l’Ayahuasca sarebbe stata giudicata sostanza narcotica.
Nell’aprile del 2006 il processo di Perugia fu archiviato, perché il giudice dovette prendere atto che il Pubblico Ministero non aveva fornito la documentazione sufficiente per rispondere alle domande del tribunale di Roma. In conseguenza di ciò le persone furono liberate e l’associazione dei Daimisti Italiani ottenne l’autorizzazione a continuare a svolgere le proprie attività.
Appena un anno dopo però, un altro Pubblico Ministero propose un ulteriore processo per riportare il caso all’attenzione della magistratura, tentando questa volta di soddisfare le condizioni imposte dal Tribunale Supremo di Roma, e dimostrare quindi la non legalità della sostanza.
Anche questo processo, che vide coinvolti ricercatori scientifici e periti chimici nominati da ambo le parti, si concluse a favore dell’ayahuasca (sentenza del tribunale di Reggio Emilia del 2009), ma ancora una volta, non per un affermativo riconoscimento della sua legalità, ma per la mancanza di documentazione scientifica a sostegno delle argomentazioni dell’accusa.
In pratica, i giudici hanno preso atto del fatto che non si può stabilire con certezza il lo status giuridico dell'Ayahuasca, perché non è stata presentata una documentazione scientifica sufficiente. L'ideale invece, sarebbe quello di ricevere il riconoscimento giuridico della non tossicità della bevanda e della sua non pericolosità sociale. In questo caso sì che si può parlare di legalità al 100%.
Fortunatamente l’orientamento internazionale ha spinto i nostri legislatori a uniformarsi alle tesi dimostrate altrove, evitando di dichiarare illecito il consumo di una sostanza usata a scopi rituali e religiosi pienamente legali in altri stati.
Tuttavia ad oggi non c’è nessuna legge, nessun decreto, nessun pronunciamento pubblico che tutelino l’ayahuasca e del suo uso: sia esso religioso, terapeutico, ricreativo o di qualsiasi altra natura.
Questo significa che la situazione può dichiararsi stabile, ma non permanente con certezza. Chiunque conduca attività di questo tipo si deve sforzare di fare le cose nella maniera più etica e responsabile possibile. Il sopracitato INCB infatti, ogni anno indica nei suoi report l’ayahuasca come sostanza non sottoposta a controllo internazionale. Tuttavia, pone l’accento sul fatto che i singoli stati debbano vigilare sull’uso improprio che potrebbe essere fatto di questa bevanda. Soprattutto se il suo uso dovesse continuare ad estendersi con la costanza e rapidità con cui si è esteso negli ultimi 5 anni, e quindi il numero di possibili interessati aumentare esponenzialmente, rendendolo di fatto un argomento di interesse di salute pubblica.
Seguendo le fila del ragionamento fatto finora, quindi, si deve trarre la conclusione che la situazione giuridica dell’ayahuasca in Italia è stabile e favorevole, ma passibile di essere soggetta a mutamenti. Affinchè azioni sconsiderate di pochi non mettano a repentaglio le attività di tutti, è necessaria la massima attenzione da parte di tutti gli attori coinvolti: partecipanti e organizzatori. Gli organizzatori, dal loro lato, devono impegnarsi a non creare situazioni in cui il legislatore potrebbe trovare spunti di proibizione alternativi alla illegalità della sostanza in sè e per sè: questi potrebbero interessare lo scopo di lucro, la mancanza di un contesto e di un’ambientazione adeguati, o l’abuso di professione medica (notiamo infatti una capillare diffusione di ritiri che millantano un uso “terapeutico” dell’ayahuasca, con la partecipazione di psicologi o psicoterapeuti. Ricordiamo che in Italia l’esercizio della professione medica è disciplinato da precise regole e deve essere effettuato all’interno di protocolli condivisi. Siamo sicuri che nessuna associazione medica abbia mai definito un protocollo per la somministrazione di ayahuasca).
QUANDO IL CONSUMO DI AYAHUASCA E' PERMESSO?
Il punto fondamentale sono il rispettare "Criteri per un uso etico e responsabile".
Sono sorte nel corso degli ultimi anni alcune organizzazioni che cercano di definire il perimetro entro cui l’uso dell’ayahuasca in occidente possa essere considerato accettabile. Queste organizzazioni sono in primis ICEERS e Plantaforma.
Nei loro scritti è molto chiaro che uno dei principali segnali che denotano un uso responsabile ed etico sia l’assenza del fine di lucro.
Stessa cosa vale per il neonato Fondo per la difesa dell’Ayahuasca (ADF), scaturito da una costola della prima Conferenza Mondiale sull’Ayahuasca tenutasi ad Ibiza nel settembre del 2014. Nel sito internet, di recente pubblicazione, leggiamo i criteri per accedere al fondo nel caso si fosse oggetto di persecuzione da parte delle autorità giudiziaria, il punto 7 recita: “Essere onesto e franco sulle tariffe che sono corrisposte ai serivizi“.
Ugualmente al punto 13 il tema viene approfondito da un altro lato: “Mai sfruttare economicamente un partecipante o approfittare dello stato di suggestione in cui potrebbe trovarsi”
Altri punti riguardano l’attenzione al servizio che deve essere sempre finalizzato al benessere dei partecipanti, alla coerenza tra il sevizio prestato e le proprie competenze e conoscenze, all’informazione precisa riguardo ai possibili rischi, fisici e psicologici che la pratica con l’ayahuasca può comportare, soprattutto in contesti non adeguati.
L’assunzione di ayahuasca è infatti riconosciuta a livello scientifico come praticamente innocua per la salute, fatto salve alcune eccezioni in gran parte dovute al contesto inadeguato, all’inadeguatezza di chi proporziona la bevanda e alla impreparazione a gestire situazioni di emergenza.
Altri punti riguardano ancora, e non sono di minore importanza, la necessità di evitare un approccio messianico e di evitare di fare pubblicità nei mezzi di comunicazione di massa e nelle reti sociali.
Fondamentale quindi il fatto che non è ammessa la pubblicizzazione del suo consumo e soprattutto farsi pagare per consumarla.
INNERMASTERY e AYAHUASCA ITALIA RISPETTANO QUESTI PRINCIPI?
A nostro avviso assolutamente no, almeno non sul territorio nazionale italiano. Infatti anche se il nome fa intendere una società italiana, Ayahuasca Italia è una società spagnola. Come si legge dal loro sito: Tutte le transazioni tra INNER MASTERY e l’utente avranno luogo in Spagna, sotto il dominio www.innermastery.it associato ai server dedicati ai Servizi Eventi.
Tutti i loro eventi sono autorizzati in quanto conformi con le disposizioni della legislazione spagnola. Peccato che vengano pubblicizzati in Italia, dove appunto questo non può essere fatto.
Ecco un esempio dei loro eventi:
Ritiro completo: 3 notti SENZA Ayahuasca: 400 €Ritiro di 2 notti SENZA Ayahuasca: 295 €Ritiro di 1 notte SENZA Ayahuasca: 155 €Sessioni di Ayahuasca, Kambo o Bufo opzionali: 125 €*Non facciamo pagare per l’Ayahuasca ma per il lavoro di accompagnamento fisico, energetico, musicale dei facilitatori che realizzano la preparazione e la sessione di Ayahuasca di 6-8 ore nelle quali si assumono la responsabilità.
Vediamo già da subito che non si rispetta l'uso etico e responsabile, dato che non solo vengono pubblicizzati degli eventi dove si consuma Ayahuasca, ma si chiede un compenso per questo. Il messaggio alla fine lo dimostra. Si tenta infatti di sviare alla norma che vieta il pagamento, giustificando il prezzo in altro modo. Sinceramente sembra proprio una presa in giro, dove nessun legislatore sensate potrebbe chiudere un occhio. Sarebbe come dire che uno spacciatore non si fa pagare per la droga, ma solo per il confezionamento. Abbastanza ridicola come difesa.
Curiosamente, al momento in cui si sta scrivendo questo articolo, tutti gli eventi di InnerMastery sono stati annullati e anche la loro pagina facebook è stata oscurata. Forse avevamo visto giusto che stavano commettendo qualcosa di non molto trasparente?
CONCLUSIONI
Il consumo di per sè non è illegale, ma deve avvenire all'interno di un contesto non commerciale, riservato ad attività religiose specifiche o eventi controllati. Se volete partecipare ad uno di questi raduni a pagamento, assicuratevi che avvengano all'estero, in stati dove il consumo sia normato e garantito.
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