CORONAVIRUS: FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Il virus cinese è una minaccia globale?
Molta strada è stata fatta da quando, lo scorso dicembre, alcuni abitanti della città cinese di Wuhan iniziarono ad accusare sintomi simili a quelli dell’epidemia del 2003, provocata da SARS-CoV. Grazie al sequenziamento genico, si è potuto poi constatare che il virus, appartenente al genere Coronavirus, così come i già conosciuti SARS-CoV e MERS-CoV, non fosse mai stato riscontrato prima nell’uomo.
"2019-nCoV" è il nome che gli è stato attribuito. Purtroppo però, la frenesia della ricerca scientifica è stata conseguenza della rapidità di espansione del virus stesso. Inizialmente, gli interessati sembravano tutti circoscritti a un mercato del pesce a Wuhan dove vi era la compravendita di animali vivi. In poco tempo, però, si sono registrati casi in Giappone, Thailandia, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong, Singapore, Vietnam, Arabia Saudita e persino a Washington, USA: l'uomo, sui trent'anni, era stato a Wuhan per un viaggio e, ritornato in patria, aveva iniziato ad accusare i primi sintomi. Ora si trova in condizioni stabili al Providence St. Joseph Health, nello stato di Washington.
Una signora sulla sessantina, di Chicago, sarebbe il secondo caso confermato di infezione negli States. Nel Regno Unito, di 14 casi sospetti, 5 sono risultati negativi, gli altri 9 sono in attesa di risultato. Le notizie si susseguono veloci come missili, e il bilancio dei casi sale. Ieri sera, l'Italia veniva interessata in prima linea per il sospetto di un caso a Bari: una cantante lirica rientrata da Wuhan aveva accusato sintomi simili-influenzali. Posta in isolamento, le prime analisi sembrerebbero escludere l'ipotesi che si tratti di 2019-nCoV, nell'attesa dei risultati di provenienza dall'Istituto Spallanzani di Roma. Secondo l’Imperial College London, il numero d’infettati dal coronavirus in Cina supera le quattromila unità, e 26 dovrebbero essere i decessi (881 è il numero dei casi ufficialmente confermati al momento della stesura di questo post).
Giorno dopo giorno, grazie all’incessante lavoro che sta occupando molti studiosi, scopriamo nuove informazioni sul temuto virus. Secondo Gao Fu, direttore generale del CDC cinese, il nuovo virus così come quello responsabile dell’epidemia di SARS, sono entrambe mutazioni dell'HKU9-1, un virus trovato nei pipistrelli della frutta, principali indagati come serbatoi. Secondo ricerche bioinformatiche più precise, invece, attraverso un’approfondita analisi dei codici genetici, un probabile ospite intermedio del virus potrebbe essere stato un serpente. Infatti, in natura, i pipistrelli sono spesso prede dei serpenti e il virus si sarebbe potuto trasmettere dai primi ai secondi e poi all’uomo. A conferma di ciò, un gruppo di studiosi ha verificato, attraverso il confronto dell’uso relativo dei codoni sinonimi (RSCU) tra 2019-nCoV e i possibili serbatoi di animali selvatici, che il 2019-nCoV stesso sembrerebbe essere un virus ricombinante tra il coronavirus del pipistrello e un coronavirus di origine ignota. Tale ricombinazione sarebbe avvenuta proprio nei serpenti. Ma mentre una foto di una ragazza cinese intenta a cibarsi di un pipistrello nonostante il pericolo sanitario, si apprestava a diventare virale, su Nature veniva avanzata l'ipotesi intenta a smentire l'interessamento dei serpenti, in quanto non ci sono dati di trasmissione della famiglia di Coronavirus in animali che non siano pipistrelli, ricci o polli. C'è da inserire, quindi, il tassello mancante in questa catena di trasmissione. Nonostante si ritenesse che il virus potesse essere trasmesso soltanto attraverso contatto con gli animali, il dottor Zhong Nanshan, capo del team cinese che sta conducendo gli studi sul nuovo virus, ha affermato che in realtà, la trasmissione può avvenire anche per contatto interumano, tramite saliva. Notizia che ha portato lo European Centre for Disease Prevention and Control - ECDC a classificare il rischio per la salute pubblica non più come "basso" ma come "moderato". In questo momento così delicato per la sicurezza mondiale, le principali organizzazioni sanitarie stanno collaborando per elaborare piani d’azione validi per il contenimento dell’attuale rischio.
La World Health Organization (WHO) sta monitorando costantemente la situazione ed è regolarmente in contatto con le autorità nazionali cinesi per fornire il supporto necessario. La situazione però è complessa. Infatti, la stessa OMS, riunitasi questo mercoledì, avrebbe dovuto rilasciare linee guida su come affrontare al meglio quest’epidemia in espansione; eppure, ha concordato su una nuova riunione per avere dati ancor più certi definendo l’emergere della malattia come "situazione complessa e in evoluzione". Per ora, la decisione è la non dichiarazione di alcuna PHEIC (Public Health Emergency of International Concern). Anche le principali testate giornalistiche sono continuamente impegnate per garantire una corretta diffusione delle informazioni. Secondo quanto riportato dal China Daily in un avviso su Twitter, Wuhan è praticamente in quarantena. I trasporti pubblici sono temporaneamente chiusi dalle 10 di giovedì e tutti i voli dall’aeroporto internazionale della città - che ha un bacino di utenza di 19 milioni di persone - sono stati cancellati per ridurre il rischio di contagio. Anche la città di Huanggang è stata chiusa al traffico e sono stati bloccati i mezzi pubblici. La stessa disposizione ha interessato, per ora, ben 12 città e un bacino d'utenza di 36 milioni di persone. I maggiori eventi pubblici che interesseranno il Paese a partire da domani 25 gennaio e per due settimane a seguire nel contesto del Capodanno, sono stati cancellati nelle città più popolose, tra cui Pechino. In Italia, il Ministero della Salute ha confermato che, come stabilito da Regolamento Sanitario Internazionale, presso l’aeroporto di Fiumicino è attiva una procedura sanitaria, gestita dall’USMAF (Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera) e SASN (Servizi Assistenza Sanitaria Naviganti), per monitorare i passeggeri dei voli che collegano il nostro Paese con Wuhan. Ciononostante, viene raccomandato di recarsi nella provincia dell’Hubei solo se strettamente necessario.
In questo scenario sì delicato, ma che ancora non deve allarmarci oltremodo, si fa strada l’ipotesi di un nuovo vaccino per contrastare il virus. Secondo Rino Rappuoli, Chief Scientist di GSK Vaccines, nonché uno dei maggiori esperti internazionali di vaccini, la speranza risiede nel fatto che sia stata resa nota la sequenza genetica del virus. Infatti, attraverso uno dei geni che codificano le proteine di superficie dello stesso sarebbe possibile iniziare a lavorare sull’elaborazione di un vaccino; un'ulteriore tecnica sarebbe quella di prelevare un vettore virale e inserire al suo interno un gene sintetico del coronavirus.
Il Prof. Matteo Bassetti- Infettivologo, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova e coordinatore del Gruppo Vaccini del Patto Trasversale per la Scienza - PTS, ricorda, però, come sviluppare un nuovo vaccino non sia affatto cosa semplice e come sia necessario del tempo per praticare le dovute sperimentazioni. Anche sul fronte antivirali c’è molto da lavorare: Il chimico scettico ci ricorda come inibitori di proteasi, inibitori di elicasi e entry inhibitors attualmente a disposizione, sembrino non funzionare contro il nuovo e temuto coronavirus. Oltre all’impegnativa ricerca sul campo diagnostico e farmacologico, necessari sono i finanziamenti economici che dovrebbero quanto prima sopraggiungere per poter permettere la realizzazione di un concreto programma di prevenzione e terapia.
Nel frattempo è bene essere informati e riconoscere i segni e sintomi provocati dal virus: questi includono febbre, tosse, cefalea e difficoltà respiratorie (attenzione però, come prima manifestazione sono possibili sintomi "atipici": nausea, vomito e diarrea, così come congiuntiviti, palpitazioni e senso di oppressione toracica, possono precedere i sovracitati!). È bene, inoltre, mantenere una corretta igiene delle mani e delle vie respiratorie, adottare pratiche alimentari sicure ed evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie (il CDC ha definito "un contatto ravvicinato" se all'interno di circa 1.8m). A tal proposito, a Wuhan è stato raccomandato di non fare più affidamento sulle maschere N95, poco efficaci e difficili da utilizzare, ma sostituirle con quelle chirurgiche perché pensate appositamente per bloccare l’infiltrazione delle secrezioni nasofaringee. Inoltre, sono già partiti i lavori per la costruzione di un ospedale apposito in cui trattare esclusivamente questi casi, il cui termine è stato fissato tra soli dieci giorni. Il nuovo coronavirus è stato stimato possedere un livello di contagiosità analogo a quello dell'influenza, e una mortalità inferiore all'1% o, addirittura, dieci volte minore.
Un particolare plauso va rivolto a tutti gli scienziati impegnati nell’oneroso lavoro che necessariamente sta richiedendo una scoperta di tale portata. In conclusione di trattazione ricordiamo con ammirazione Carlo Urbani, dirigente dell’OMS ad Hanoi, che non si risparmiò nel dedicare la sua vita alla scoperta del virus responsabile della SARS, ma che tristemente ne morì in data 29 marzo 2003.
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